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Il Segreto di Mattia Maiorca

Mattia Maiorca è il più giovane campione italiano di longboard della storia del surf nostrano. Abbiamo cercato di capire quale sia il segreto che gli ha permesso di vincere su alcuni dei più forti longboard italiani e quale sia stato il mix che ha reso possibile che Mattia diventasse quelle che è, quindi dopo la sua proclamazione a campione italiano ci siamo seduti a tavola con lui e il suo shaper Mark Gi, che da qualche mese lo rifornisce di tavole, e abbiamo indagato…

Corporatura minuta, baricentro basso, questi sono già elementi in suo favore. Ma la struttura fisica non è l’unica sua arma. Mattia si rivela fin da subito molto maturo per la sua età, ha le idee molto chiare, parla in modo rapido ma senza agitazione e a voce relativamente bassa, ma con tono fermo e sicuro, elementi della sua personalità che a pensarci bene si riflettono nel suo modo di surfare: asciutto ed efficace.

 

 

Già dal suo percorso surfistico riusciamo a capire uno degli elementi chiave che hanno formato la sua personalità vincente

“Prima di passare più assiduamente al longboard ho surfato in tavoletta. Per la verità, ho iniziato su un bodyboard quando avevo 6 o 7 anni, prendevo le onde e mi mettevo in piedi sul bodyboard. Poi i miei mi hanno comprato la tavola. Ho iniziato a surfare per i fatti miei osservando quello che facevano gli altri surfist. Studiavo molto, guardavo spesso surfare Vincenzo (Ingletto, ndr) e i suoi amici. Anche la passione del longboard è nata sempre da loro perchè tutti quelli che avevo intorno erano longboarder, Alessandro (Staffa, ndr) è un longboarder, son cresciuto di fianco a nomi storici come Leo Ranzoni, quando ero bambino per me era un Dio e ancora adesso il suo peso si sente molto. Alternavo quindi short e longboard. Quando ero piccolo poi non surfavo mai con la stessa tavola, tutti quanti mi prestavano le loro tavole, ho sempre surfato tantissime tavole diverse, spesso anche nello stesso giorno cambiavo più volte tavola, questo mi costringeva ogni volta ad adattarmi a una tavola diversa e secondo me questa è una cosa molto importante. Il surfista deve sapersi adattare, la tavola è importante ma è il surfista che deve essere pronto a saperla utilizzare bene. E’ una cosa che da piccolo non avevo capito, ho iniziato a capirlo negli anni.”

Ho sempre surfato con entrambe le tavole perchè ho sempre pensato che l’alternanza di stili fosse molto importante, non solo per saper surfare qualsiasi tipo di tavola, ma anche per una questione di lettura dell’onda.

 

 

Con 18 anni appena compiuti e la patente in arrivo, finalmente Mattia diventerà autonomo negli spostamenti a caccia di onde per la splendida Sardegna, anche se in realtà tutto quello di cui ha veramente bisogno ce l’ha già davanti a casa…

“Ho girato un po’ per la Sardegna con i miei amici, ma principalmente surfo qua. Solo quando non ci sono onde ci spostiamo, principalmente verso Cagliari, oppure a nord, ma solo per le gare. Ora che con la patente potrà girare in macchina da solo, fino ad ora ho sfruttato gli amici e la mia micro car dove riuscivo a stipare anche fino a 3 longboard. Anche fare le gare non è stato semplice, spesso ho dovuto saltare gli eventi non essendoci nessuno disponibile ad accompagnarmi, soprattutto d’estate quando Vincenzo e Marcolino Fenu erano più impegnati col lavoro.”

“Ci sono tanti posti dove mi piacerebbe andare, forse la Francia è uno dei posti dove andrei per primo, sia perchè ci sono onde grosse sia perchè molte onde adatte al longboard. Non ci sono però tanti posti in Europa che mi ispirano. Sono andato alle Canarie molti anni fai, nel 2013, con Vincenzo e ho capito che qui dove viviamo è davvero un bel posto. Piuttosto mi piacerebbe andare più lontano, in posti come California, Perù…”

Nonostante sia un ragazzo all’apparenza pacato, nasconde uno spirito molto competitivo e non ha dubbi in proposito della finale:

“Quella gara dovevo vincerla! Nella testa avevo un obiettivo ed era quello di vincere la finale. Da quel punto di vista sono molto competitivo, ma allo stesso tempo avevo anche un peso addosso. Tutti continuavano a ripetermi “Sei a casa, le onde le conosci perfettamente, hai la capacità di ottenere dei risultati, sai surfare bene, devi solo fare quello che sai fare, fallo!”

Quando sei a casa non puoi perdere sulle tue onde…

 

 

Abbiamo anche notato che da quando usi le tavole di Mark Gi il tuo surf è migliorato, e questo risultato ne è la prova. Quindi è tutto merito tuo o delle tavole?

“La tavola fa la sua parte. Puoi essere anche il surfista più bravo del mondo ma se hai una tavola che non va non andrai da nessuna parte. E’ vero che si dice che se uno è bravo può surfare anche con un tavolo di legno, ma la tavola è importante. Devi avere una tavola che senti che risponde ai tuoi comandi e segua quello che vuoi fare.”

Come vi avevamo anticipato, Mattia ha le idee chiare, anche in fatto di linee d’acqua e ha sviluppato le forme delle sue tavole insieme a Mark Gi.

“Ne abbiamo parlato insieme e ci siamo confrontati. Prima di Mark Gi usavo tavole abbastanza standard. Appena ho iniziato a usare una sua tavola me ne son innamorato, il mio stile è cambiato completamente. Prima usavo un Bear Reno Abilleira, tiratissimo, da Pipeline, e ci facevo le punte. Ma per lo stile classico non andava bene. Con questa tavola che abbiamo sviluppato insieme il mio surf è cambiato radicalmente.”

Al suo shaper, Mark Gi, abbiamo chiesto se è stato semplice o complicato trovare lo shape giusto per Mattia

“La cosa difficile inizialmente è stata capire quali erano le capacità di Mattia per poter poi disegnare una tavola su misura per lui. I suoi amici mi dicevano che era bravo… “ma quanto bravo?” mi chiedevo. Al tempo aveva 16 anni e pesava 40 chili. Per giorni ho pensato quale potesse essere la tavola giusta per lui, andavo a dormire la notte e ci pensavo su. Solo quando l’ho visto surfare ho realizzato che surfa come un adulto e aveva bisogno di una tavola da adulto.”

“Sono andato in Sardegna e gli ho prestato il mio 10 piedi a Capo Mannu, una tavola che non riesco quasi a far girare nemmeno io. Lui è salito sulla tavola e ha preso subito un paio di bombe con 20 persone sotto e ho capito che aveva un altro tiro rispetto ai suoi coetanei. Gliel’ho dovuta levare se no nessuno prendeva più un’onda. Così abbiamo disegnato insieme questo 9’2 classico, una tavola sostanzialmente classica, abbastanza larga sia nel tail che nella punta, panciuta e con bordi affinati, senza concavi. E’ risultata una tavola perfetta per lui. La difficoltà grossa è stato capire da dove cominciare, perchè è talmente giovane e leggero che è un attimo rischiare di fare una alaia o una tavola eccessivamente grande e insurfabile. Lui mi ha dato molti input, dicendomi dove aumentare il volume e altre cose…”

“E’ salito sul 10 piedi e ha preso subito un paio di bombe con 20 persone sotto e ho capito che aveva un altro tiro rispetto ai suoi coetanei.” – Mark Gi

 

 

Grazie a questa tavola Mattia ha cominciato a vincere e adesso è il più giovane campione italiano di longboard della storia. E’ una responsabilità….

“E’ un onore! Quanto alla tavola è risultata subito una super tavola, mi ci trovo molto bene e ho un bel feeling, l’ho usata dal mezzo metro ai due metri e mezzo, tre. Ha un range molto alto e va bene in ogni condizione”.

Durante l’intervista, Mattia non dice mai una parola fuori posto e conferma la sensazione iniziale di essere molto più maturo per la sua età

“E’ l’ambiente in cui sono cresciuto, l’educazione che mi hanno dato i miei. Sono sempre uscito poco con i ragazzi della mia età. Ero sempre a surfare quindi uscivo con persone più grandi, Vincenzo e la sua crew. Mi hanno sempre sostenuto, cazziato quando c’era da cazziare, fatto i complimento quando era il momento di farli, però non troppo se no mi montavo la testa. Devo ringraziarli molto perchè non sarei quello che sono senza di loro, i ragazzi dell’Is Benas surf club, Ale Staffa, Vincenzo Ingletto, Leo Ranzoni, Marcolino Fenu. Ieri erano tutti attorno a me, per me, in quel momento. L’ho vista come se per loro sia stata come una rivincita. Quello che loro non sono riusciti a fare nel surf hanno cercato di trasmetterlo a me perchè io arrivassi a un certo risultato. Non è stata solo una vittoria solo mia, è stata una vittoria di tutto il gruppo. E’ stato un lavoro che negli anni è stato fatto insieme.”

Ma il suo vero segreto, quello che lo fa stare incollato alla tavola, ce lo rivela lui stesso

“Ho fatto pattinaggio artistico su rotelle per quattro anni. Da qui ho preso lo stretch five, che è molto simile a una figura del pattinaggio. Nel pattinaggio poi si deve essere eleganti e anche questa è una cosa che ho portato nel mio modo di surfare sul longboard.”

Non è stata solo una vittoria solo mia, è stata una vittoria di tutto il gruppo. E’ stato un lavoro che negli anni è stato fatto insieme.

 

 

Come ogni bravo surfer, anche Mattia si è alimentato seguendo e imitando i suoi modelli di riferimento, e anche in questo caso ha ben chiaro da chi trarre ispirazione a livello nazionale e internazionale.

“Mi piace lo stile di Matteo fabbri, poi da sempre Leo Ranzoni, mi ha sempre dato consigli, cosa che hanno fatto poche persone. Lui è stato il punto di riferimento in italia per il longboard. Ancora oggi lo puoi vedere al Mini Capo surfanre onde di due metri e mezzo come niente. Surfa con una scioltezza e tranquillità che non ho mai visto fare a nessuno, anche sulle onde grosse. I suoi cambi di direzione sono incredibili. Ieri l’ho visto partire verso la sinistra e andare subito in hang five, poi ha rifatto qualche passo indietro, ripreso la tavola, fatto un bottom turn e si è ritrovato sulla destra. A volte gli chiedo come faccia a fare certe cose ma nemmeno lui sa spiegarlo, lo fa e basta. Da quando lo conosco surfa sempre con lo stesso modello di tavola. Una volta l’aveva spezzato in due e l’ha ripreso uguale.”

“All’estero, come stile di surfata e metodologia il mio punto fisso è Corey Colpinto, poi Mr. Rodgers per le punte… un mostro! Poi ovviamente Alex Knost, Joel Tudor, punti cardine del longboard. Anche Joe Aron mi piace molto, lui fa veramente paura, ho guardato e riguardato i suoi video all’inverosimile cercando di imitarlo e qualche cosa sono riuscito a fare. E’ radicale ma è classico allo stesso tempo, se guardi lui senza guardare la tavola è classico, poi se guardi la linea che segue la tavola è assolutamente radicale… è assurdo, ha una tecnica impossibile. E’ uno dei miei preferiti in assoluto, insieme a Colapinto.”

 

Stretching five a tutta velocità a Capo Mannu. Foto Silvia Cabella

 

L’area in cui vive Mattia è una di quelle che richiamano il maggior affollamento in Sardegna, e l’evento dei Surf Games l’ha messa ulteriormente sotto i riflettori, ma questo non sembra essere assolutamente un problema…

“Prima dell’evento abbiamo fatto diverse riunioni con tutti i locali e abbiamo definito delle regole, che poi sono quelle seguite in tutto il mondo. Ci stiamo attivando per fare in modo che ci sia una maggior sensibilizzazione verso il loro rispetto. Rispettando le regole si può gestire meglio l’affollamento, non solo per surfare bene tutti insieme ma anche per questioni di sicurezza. Non va bene che un beginner entri al minicapo con onde di due metri. Noi locali in primis dobbiamo dare l’esempio per chi viene da fuori.”

L’ultimo elemento che ci aiuta a determinare quel mix vincente nella personalità di Mattia è la sua formazione scolastica, con un background al Liceo Classico e la passione per la filosofia

“Ho scelto il liceo classico in realtà perchè tra le varie scuole era quella dove si facevano meno ore. Poi mi sono appassionato alla filosofia, alla letteratura greca e latina, ho iniziato a studiare molto. L’università dopo il liceo non è nemmeno in discussione, senza un titolo di studio non si va da nessuna parte. Si tratta solo di capire cosa scegliere. Mi piacciono tutte le materie, ma non penso di farla qui in Sardegna. Forse in Canada, se riesco a entrare, ho dei parenti che vivono a Montreal. Sarebbe interessante, anche per fare un’esperienza diversa e surfare onde diverse. La California poi è vicinissima. Potrei andare in Messico dove ci sono onde allucinanti. E’ anche bello cambiare un po’ aria, non che qui sia si stia male, anzi, ma il bello è tornare a casa e sentirsi anche meglio di prima.”

Cover foto coustesy Mark Gi

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