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Nuovi dettagli sul Progetto di Wave Pool in Sardegna

La Sardegna si aggiunge alla lista delle regioni italiane che hanno in progetto la realizzazione di una wave pool. E’ Cagliari la location prescelta.

Sarebbe singolare se la regione italiana in cui si surfa con maggior frequenza (oltre 200 giornate all’anno in media) fosse anche la prima nella quale venisse realizzata una wave pool. Le premesse lasciano ben sperare.

Dopo Lazio, Lombardia, Liguria, Emilia Romagna e Toscana, la Sardegna è l’ultima regione in ordine cronologico ad annunciare di aver preso in considerazione un progetto per la realizzazione di una wave pool a Cagliari, secondo quando rivelato dal magazine Wavepoolmag che ha ospitato un’intervista di Antonio Muglia alcune settimane fa.

Riuscirà la Sardegna a battere sul tempo le colleghe ed essere la prima ad avere una wave pool in Italia? Nelle settimane scorse la regione dal clima mite e dal fascino d’altri tempi è balzata al centro dell’ennesima proposta di piscina ad onde. L’ultima speranza per un surf park italiano, in ordine cronologico, era riposta a nord nella zona di Livorno, un progetto nato proprio appena dopo il fallimento del WaveDome di Roma.

A metà Dicembre l’annuncio dalle autorità sarde ha sbalordito diverse persone in Italia. Il Comune di Cagliari è anche arrivato a divulgare alcuni disegni e concept (anche se basati su tecnologia Wavegarden obsoleta) per costruire una wave pool secondo quanto riportato nell’articolo a cura di Antonio Muglia su Wavepoolmag.

La Sardegna rappresenta già uno spot caldo nel panorama italiano per quanto riguarda l’altissima frequenza e qualità delle onde, quindi perchè proprio lì?

La Sardegna è l’area più consistente d’Italia e possiede alcune tra le migliori lineup del Mediterraneo. Gli spot principali sono spesso molto affollati quando le condizioni meritano.
A dicembre, l’annuncio del wave park a Cagliari ha abitato le pagine locali e molti surfisti italiani hanno iniziato a sperare. Un po’ come per la storia di Livorno, dove la città stava valutando di adattare un vecchio ippodromo. Ma a differenza di quel che è successo la’ in Toscana (dove sembra che il progetto non sia andato avanti) le cose potrebbero risultare diverse in Sardegna. Il Comune stesso, per sua stessa iniziativa, vuole il surf park come parte di un grande piano di ammodernamento della città da parte del consiglio che verrà votato a breve.

 

Gli sviluppatori hanno scelto un sistema Wavegarden Lagoon per i rendering dei loro artisti invece del nuovo design Cove dell’azienda. Nessuna tecnologia specifica però è stata menzionata nell’intervista.

 

La maggior parte dei progetti di surf park italiani in passato ha seguito altri percorsi – uno sviluppatore con un sogno approccia il consiglio comunale per l’approvazione. Il fatto che la città stia spingendo il progetto è un fattore cruciale per le speranze di realizzazione. I comuni possono cambiare mappe, trasformare aree da residenziali a turistiche e sono già familiari con le problematiche ambientali. Questi punti risultano spesso quelli più complicati da chiarire per gli sviluppatori.

I surfisti locali e le istituzioni procedono con cauto ottimismo.

“Ancora nulla di definitivo, ma l’ippodromo sarà sicuramente una grande area sportiva da rivalutare”, ha dichiarato il vicesindaco Giorgio Angius. “Comunque, abbiamo già altre opzioni, alcune prudenti ed altre molto innovative per creare un wave park. Una decisione verrà presa nei prossimi sei mesi.”

Appena uscita la notizia un gruppo locale ha iniziato a sollevare preoccupazioni. Un gruppo di ambientalisti che si chiama GRIG, molto attivo in Sardegna, si è lamentato ed ha espresso dubbi, così come hanno fatto gli appassionati di corse di cavalli che non vogliono perdere l’ippodromo abbandonato. Cagliari ha una tradizione per quanto riguarda le corse di cavalli ma, proprio come Livorno, la compagnia gestrice ha dichiarato bancarotta anni fa. Nonostante ciò, tutto suggerisce che la città voglia realmente fare un salto nel business delle wave pools.

 

Non sarà mai come le onde del mare, ma una buona valvola di sfogo contro l’affollamento. Foto Antonio Muglia.

 

Nel progetto per la proposta di wave pool l’ippodromo verrebbe completamente rivisitato per la creazione di 180.000 metri quadri di surf park. Si troverebbe adiacente ad aree sportive, bar, ristoranti, negozi ed una guest-house per gli atleti. Altre strutture non sono state nominate.

La Sardegna non è l’unica regione italiana con progetti di wave pool. La compagnia del nord Italia registrata sotto il nome di “Surf Village”, ci ha confidato che vengono tenute riunioni in maniera “ciclica”, facendo capire che non stanno affatto scherzando ma che al tempo stesso devono ancora concretizzare. Le riunioni su Zoom includono il proprietario del terreno, gli investitori, i manager di creatori della tecnologia di wave pools (non è stato specificato di quali compagnie), architetti, ingegneri e compagnie di management di piscine ad onde (consulenti).

“Nessun rendering o disegno verrà reso disponibile finché non inizieranno gli scavi”, rivela Dario Nuzzi, membro del team. “Parleremo pubblicamente quando tutto sarà già stabilito”.

Nessun altro dettaglio, eccetto che hanno ammesso che approssimativamente sarà localizzata in Lombardia nell’Italia del nord. La compagnia Surf Village fa base in una piccola città nella provincia di Lecco, 60 km a nord di Milano, chiamata Mandello del Lario.

Visto che la zona in cui viene registrata la compagnia non sempre corrisponde con la località del progetto di wave pool, un’importante dettaglio da notare è che Mandello del Lario sorge sulle sponde del meraviglioso Lago di Como, che quasi va a toccare il confine svizzero, casa di uno dei surf parks a maggior tasso di successo al mondo, Alaia Bay.

Articolo e foto a cura di Antonio Muglia, fonte Wavepoolmag.

Cover foto: Leon Baiocchi al wavegarden di Alaia Bay. Foto Tommaso Varriale

One thought on “Nuovi dettagli sul Progetto di Wave Pool in Sardegna

  1. Graziano Lai Reply

    L’ippodromo di Cagliari non ha mai funzionato e non c’è tradizione di corse . Esiste un campo ostacolo per l’ippica che funzioba da sempre, ma l’ippodtomo è stato solo un buco divorasoldi, morto sul nascere.

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