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Follie climatiche: cicloni in aumento e tsunami in italia

Un rialzo delle temperature di un grado centigrado corrisponde ad un incremento di un terzo del numero degli uragani. E gli scienziati allertano le coste del Mediterraneo dal pericolo maremoti.

I cambiamenti climatici sono all’origine dei fenomeni meteorologici estremi. È assodato che il riscaldamento globale è in grado di rafforzare la potenza del più forte dei cicloni. Un aumento di un grado Celsius (1,8 gradi Fahrenheit) in regioni dove i tifoni sono all’ordine del giorno, al punto da avere una seducente nomenclatura esotica, corrisponde ad un terzo in più nell’aumento dei cicloni. A sostenerlo un gruppo di ricercatori internazionali in un documento, pubblicato dal settimanale Nature. Sulla base delle ricerche degli ultimi 30 anni gli scienziati hanno dimostrato che gli uragani, come i cicloni nell’Atlantico, sono diventati più intensi, essendo il risultato del riscaldamento dei mari. “Come il mare caldo, l’Oceano ha più energia per convertire il vento in un ciclone tropicale”, questa la teoria di fondo.

Il surriscaldamento del mare funziona quindi da combustibile per innescare il meccanismo di formazione dei cicloni. Il documento calcola che l’aumento di 1 C conduce ad un incremento del 13, 17 o 31 per cento, nel numero annuale dei cicloni annoverabili nelle categorie più potenti, sotto il profilo dell’impatto contro uomini e centri abitati. Un’analisi comparata della ciclicità del fenomeno naturale ha portato a stabilire che tale effetto non è registrabile nel Sud del Pacifico, in virtù di un relativo aumento della temperatura, rispetto agli altri oceani.

Il rapporto intergovernativo delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici ha previsto un aumento complessivo della temperatura della superficie terrestre, nel corso dell’ultimo secolo pari a 0,74 C. Entro il 2100, sempre secondo gli esperti il riscaldamento del pianeta potrebbe salire ancora più vertiginosamente (1,8 e 4 gradi). Questi dati non sono applicabili direttamente agli oceani, a causa delle differenze nelle profondità del mare, nell’impatto della circolazione oceanica e il tempo necessario per riscaldare l’enorme quantità di acqua.

Quali calamità può riservare ancora il global warming? Sicuramente non gli tsunami. Sono stati sei nella storia dell’Italia moderna. Non saranno numeri così imponenti come nei paesi dell’Oceano Pacifico e Indiano, ma un’equipe di sismologi italiani li ha decrittati, individuando tre possibili sorgenti tsunamigeniche nel Mediterraneo. Si tratta di tre faglie considerevoli, situate tra lo Stretto di Gibilterra e il Canale di Sicilia, la seconda nel Tirreno meridionale, l’altra si estende lungo l’intero arco sottomarino ellenico. Date le dimensioni del bacino e le velocità medie di propagazione dell’onda, in caso di allarme ci sarebbero solo poche decine di minuti per evacuare la popolazione costiera nell’entroterra. Scenari apocalittici, ma da monitorare costantemente.

Fonte: notizie.alice.it

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