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Ambiente: pescespada velenoso allarme mediterraneo

E’ una nuova specialita’ offerta dal Mediterraneo: pesce spada condito con il ddt. A denunciare la presenza di inquinanti chimici in una delle prelibatezze del Mare Nostrum e’ uno studio del WWF e dell’Universita’ di Siena. Tra veleni vecchi e nuovi rilevati, in tutto 15 tipi di sostanze tossiche, e’ stata accertata per la prima volta in 29 campioni di pesce pescati nel Tirreno la presenza di ritardanti di fiamma.
Anche Legambiente poi ricorda un precedente studio sulla presenza di diossina e Pcb in tonno e pesce spada. La nuova ricerca del WWF ha individuato sostanze che hanno la caratteristica di degradarsi molto lentamente e di legarsi alla materia organica, accumulandosi nelle catene alimentari fino ai grandi predatori marini, come appunto il pesce spada.
”Tutti gli inquinanti chimici trovati nel pesce spada sono presenti negli oggetti e arredi piu’ comuni delle nostre case, come nei computer, nei televisori, nei tappeti, nelle tende – avverte Michele Candotti, segretario generale del WWF Italia – Questo ci da’ subito l’idea di quanto grave e facile sia la possibilita’ di contaminazione. Nei campioni analizzati – continua Candotti – per esempio, ci sono tracce di ddt, il che la dice lunga sulla persistenza di una sostanza bandita da oltre 30 anni”. I veleni riscontrati nel pesce spada appartengono ai gruppi dei pesticidi organoclorurati (ddt e hcb) e dei ritardanti di fiamma bromurati (8 tipi di pbde).
Perche’ tanto allarme? Entrambi i gruppi, spiega il WWF, presentano proprieta’ di distruttori endocrini, provocano danni al sistema ormonale e alterano le funzioni neurologiche, comportamentali e riproduttive, costituendo un grosso rischio per la salute umana e per gli ecosistemi. In particolare, gli organoclorurati sono stati trovati in tutti gli esemplari di pesce spada, mentre i ritardanti di fiamma in tutti tranne uno. ”Il pesce spada, come grande predatore al vertice della catena alimentare, e’ un indicatore strategico del livello di contaminazione del Mediterraneo – dice Eva Alessi, consulente scientifico del WWF Italia – Non e’ azzardato dire che flora e fauna in questa regione sono sottoposte ormai ad uno stress chimico”. La conferma arriva anche da un altro studio su tonni e pesce spada condotto in passato dall’Universita’ di Siena, citato da Legambiente, in cui sono state rilevate notevoli quantita’ di inquinanti come diossina e Pcb. ”Tanto che si consiglia – spiega Sebastiano Venneri di Legambiente – di non superare un’assunzione settimanale superiore ai 500 g di prodotto fresco”.
Il WWF di veleni ne ha gia’ parlato in passato, nel corso della ‘campagna detox’, relativa a mammiferi e uccelli marini. Ad esempio, il trasferimento di organoclorurati da una mamma balena al suo primo piccolo e’ pericolosa, perche’ il neonato risulta estremamente vulnerabile.
Anche gli uccelli acquatici, come cormorani e gabbiani, non se la passano meglio, visto che devono fare i conti con gusci delle uova piu’ sottili e la presenza di veleni nelle uova determina, in alcuni casi, danni allo sviluppo dei pulcini. Per questo sono importanti i controlli su questi inquinanti organici persistenti, i famigerati ‘pop’, che costituiscono prodotti e sottoprodotti dell’industria, si accumulano negli organismi viventi e si propagano per mezzo dell’aria e dell’acqua. Questi veleni non hanno frontiere, ma il Mediterraneo e’ sicuramente piu’ minacciato di altri, perche’ e’ il piu’ grande mare semi-chiuso, circondato da Paesi a forte tasso di industrializzazione e ad elevato sviluppo agricolo. Di qui l’appello degli ambientalisti al Parlamento europeo a votare il prossimo autunno un regolamento ‘Reach’ forte, che riduca drasticamente l’esposizione alle sostanze chimiche dannose. Anche Silvano Focardi, rettore dell’Universita’ di Siena che ha guidato la ricerca, avverte: ”Molto poco si sa degli effetti che inquinanti chimici di nuova generazione possono avere sull’ambiente”. Mancano infatti dati sulla sicurezza delle sostanze in uso, mentre occorre identificare e mettere al bando le sostanze chimiche piu’ pericolose sostituendole con alternative piu’ sicure, laddove possibile.

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