Articoli

Matteo Fabbri Shapa per Sequoia

Sequoia inaugura la sua nuova linea di tavole retrò con un fish shapato dal campione italiano Matteo Fabbri.

 

 

Matteo Fabbri non è nuovo alle frequentazioni della shaping room di Sequoia, quello che non sapevamo ancora è che Matteino oltre ad avere talento da vendere come surfista ha anche talento e manualità nel dare forma a un pane di clarkfoam. 

E’ così che Marcello Zani, shaper fondatore di Sequoia, dopo aver discusso delle linee del nuovo fish retrò con Matteo, ha deciso di fargli shapare il primo fish che darà il via alla linea retrò del brand, un fish più largo al centro e sul nose, ma molto rastremato nel tail. Il modello si chiamerà MF, in onore appunto del campione di longboard, e diventerà un modello fisso della linea retrò di Sequoia. 

 

fish

 

Questa collaborazione ci ha incuriosito e abbiamo chiesto qualche dettaglio in più a Matteo, scoprendo che il ragazzo ha un’autentica passione per il surf a tutto tondo.

Come è nata la passione e la voglia di cimentarti nello shape ?

Le tavole da surf sono un punto fisso, come credo per ogni surfista, ma per me in particolare. Sono sempre stato attratto da ogni tipo di tavola, le vorrei tutte, ogni tipo di nose, tail, bordi pieni o sottili, short o long, asimmetriche, pinne o non pinne e sopratutto, tutto questo come potrebbe funzionare in mare?

Vorrei avere per ogni onda la sua tavola, per ogni giorno la sua surfata e per ogni stato d’animo la sua scivolata.

Penso che la passione per lo shape derivi principalmente anche un po’ da mio padre, che negli anni ’70 quando il windsurf fece le sue prime apparizioni sulle coste dell’adriatico, portato da qualche crucco in vacanza in riviera, decise dato che non vi erano negozi di surf, di shaparsi a mano i suoi primi windsurf, trovando le materie prima con estrema difficoltà, sperimentando nuove idee su ogni tavola, in un periodo dove si poteva provare di tutto, perché la storia era ancora tutta da scrivere. Infatti la mia prima tavola da surf fu una sua creazione. Mi ricordo benissimo i giorni passati in garage con lui a dare forma ad un imballaggio di un frigo, trovato vicino ai bidoni nel retro di un negozio di elettronica.

 

fish_pane

 

Ti sei allenato anche su altri shapes prima del fish?

In totale fin’ora ho shapato a mano 4 tavole da Marzo 2015. La prima è stata un single fin 6’9” che mi ha rubato un sacco di tempo per realizzarlo, in quanto avevo preso spunto dal Gato Heroi 7’9’’ del mio amico Gigi, tavole che soltanto un pazzo come Robin Kegel può fare. Ne è venuta fuori una tavola con pochissimo rocker, bordi 50/50 e con un leggero V su tutto il bottom. La tavola in acqua è un missile, non ci credevo la prima volta che la provai, stretch fine e curve stilosissime, l’ho usata parecchio, anche Varazze a Gennaio e mi sono trovato sempre molto bene.

La seconda tavola è un esperimento, un finless 5’5”. Ho preso come ispirazione il Rabbit’s Foot di Ryan Lovelace, ma non avendone mai provata una era una bella sfida, l’unica volta che ho usato finless era il mio mini simmons e l’alaia. Traendo spunto da quelle volte in mare, volevo qualcosa di volumato al centro da usare anche sul piccolo, bordi taglienti che si agganciassero in parete e gioco di concavi sotto per aiutarmi nella tenuta sull’onda. Quello che ne uscì è la cosa più divertente che abbia mai provato, ma per mandarla discretamente, bisogna prenderne di onde…

La terza in sostanza è molto simile alla prima, solo più lunga e più volumata , un single fin 7’5” da usare nei giorni sloffi e di onda molle dove la prima non rende al 100%. Quando esco con questa tavola, mi da l’impressione di avere un mini longboard sotto i piedi, ma più veloce e maneggevole.

La quarta é un fish 5’7” la dima è più o meno quella degli storici fish dello shaper dell’area di San Diego, Steve Lis, solo un pelo più stretto nel tail, rail più affilato e un pelino di volume centrale in più. Grazie a questo la tavola può essere usata molto sui rail senza perdere l’aggancio in acqua, l’ho usata sia su mezzo metro, sia quasi ad altezza testa fin ora e sono davvero fiero di quello che ho sotto i piedi in entrambi le situazioni.

 

test_fish

 

Chi ti ha introdotto allo shaping e dove hai fatto le tue prime esperienze?

Come già detto sono molto attratto da questo aspetto, e ogni volta che in California avevo l’occasione di andare a vedere qualche factory di shaper leggendari mi fermavo a guardarli e riempirli di domande fino allo sfinimento: perché questo è così? A cosa serve questo? Come mai l’hai fatto così? 

Poi surfare su quelle onde storiche per giorni e giorni, ti fa capire come mai certe tavole sono state fatte in quel modo rispetto ad un altro, insomma quel posto ti apre la mente.

Le mie prime esperienze vere e proprie però le ho fatte l’anno passato con Steve Bohne presso la Infinity factory, carteggiando delicatamente qualche shape, mentre Steve si shapava a mano in un solo pomeriggio dai 4 ai 6 longboard, una vera macchina. 

La prima pialla però, me la mise tra le mani Cece (Marcello Zani, ndr), sempre l’anno scorso, spiegandomi con precisione come usarla quando decisi finalmente di farmi la mia tavola. Un lavoro lunghissimo, passavo pomeriggi interi solo per togliere scoop al pane, tra gli ottimi consigli di Cece per rendere la mia tavola un vero gioiellino.

Il mio quiver attuale è composto da almeno 18 tavole, ma adesso che ho capito un pelo come farle e la soddisfazione/magia che ti da shapare e usare le tue creazioni farà incrementare sicuramente il loro numero!

 

testing

 

INSTAGRAM @SURFCORNER #SURFCORNER