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Escape From Scotland
Come Viaggiano i Pro?

Surfcorner.it – Circa un mese fa, l’eruzione di un vulcano in Islanda e il conseguente sprigionarsi delle ceneri nei cieli dell’Europa, aveva provocato la paralisi dei voli aerei sui cieli europei per una settimana. Più di otto milioni di passeggeri rimasero a terra, non potendo nè rientrare in patria nè ripartire in seguito alla cancellazione in massa di circa centomila voli da parte delle compagnie aeree.

L’emergenza non si è ancora del tutto esaurita, dal momento che ancora circolano allarmi relativi al movimento delle ceneri e l’Irlanda solo poco più di due settimane fa richiudeva gli scali per poi riaprirli il giorno successivo. La situazione è continuamente monitorata con attenzione perché i venti potrebbero continuare a trasportare le ceneri vulcaniche, sebbene per il momento non ci siano allarmi in questo senso.

Durante quella stessa settimana in cui il vulcano eruttava si svolgeva in Scozia la seconda tappa dell’O’Neill Cold Water Classic, e vista l’importanza del contest (WQS 6 stelle) molti Pro anche frequentatori del WCT si trovavano a Thurso per la gara. Molti di essi poi subito dopo dovevano ripartire per destinazioni varie tra cui la Francia, dove si sarebbe svolto un’altro contest WQS e quindi la paralisi dei voli ha provocato svariati disagi a chi doveva ripartire immediatamente. 

Noi di Surfcorner abbiamo indagato un pò per scoprire come alcuni di essi hanno fronteggiato l’emergenza ed è stato curioso venire a conoscenza di come sono riusciti a “fuggire” dalla Scozia… se guardate sulla cartina dove si trova Thurso, nel nord del Paese, vi farete un’idea di quale specie di incubo abbia rappresentato per loro il blocco del traffico aereo, soprattutto per chi doveva tornare oltre oceano.

Partiamo dagli hawaiani: Sunny Garcia si è fatto più di 20 ore di volo e qualcuna di macchina per arrivare a Thurso, entrare in acqua e uscire alla prima heat. Quando ha avuto anche la conferma del blocco aereo non era già abbastanza “agitato”… Sunny e il suo compagno di viaggio Charlie Carroll sono subito ripartiti in macchina per Edinburgh (5 ore) solo per avere la conferma che i voli erano davvero cancellati. Così hanno guidato fino a Londra (altre 7 ore) per scoprire che anche lì non c’era voli in partenza. Le ultime voci davano Sunny e Charlie sopra una nave da crociera diretta a New York (5 giorni di navigazione) dove avrebbero preso un volo per LA e poi Hawaii.

Un altro hawaiano, Love Hodel è uscito subito alla prima heat. Per tornare a casa anche lui si è fatto le 12 ore di macchina fino a Londra, poi ha preso un treno fino a Parigi attraverso il Canale della Manica. Da Parigi ha preso il bus per Barcellona, poi un treno per Madrid e da lì un volo per Los Angeles, e poi per le Hawaii. Totale circa 72 ore di viaggio.

I due gemelli portoghesi Luca e Joaquim Guichard dovevano farsi trovare in Francia per il Protest Vendee Pro, così come molti altri surfisti del WQS. Insieme a Hugo Savalli hanno condiviso una macchina per 12 ore fino a Londra, preso il treno che attraversa la Manica fino a Parigi, e da Parigi hanno preso un treno per il sud ovest della Francia. In due giorni di viaggio se la sono cavata.

La cricca di neozelandesi composta da Jay Quinn, Billy Stairmand e Richard Christie, per arrivare in tempo al Protest Vendee Pro hanno noleggiato un’auto e guidato da Thurso fino a Le Sauzaie. E dopo il contest hanno riportato la macchina al rent a car. Circa 24 ore di viaggio a tratta e un migliaio di euro per il noleggio.

Jarrad Howse, atleta e commentatore per O’Neill durante il contest ha dovuto aspettare la fine del contest, visti gli impegni davanti alla telecamera. Jarrad ha guidato fino a Londra (12 ore), da lì preso un treno per Amsterdam, aspettato un paio di giorni per la riapertura degli spazi aerei e infine ha preso un volo per l’Australia.

I francesi, come Romain Laulhè, Gordon Fontaine, Damien Cahudoy, Joan Duru, si sono diretti al Protest Vendee Pro affrontando un viaggio di 52 ore tra macchina, traghetti e ancora macchina.

L’irlandese Glenn Hall, insieme a Russel Maloney e Blake Thornton hanno raggiunto insieme il Protest Vendee Pro. Dapprima si sono fatti 16 ore di macchina fino a Plymouth (perdendosi per un numero imprecisato di volte). Per lasciare la macchina al punto di rilascio del Rent A Car hanno dovuto noleggiare un taxi, non trovando lo “spot”, pagarlo e seguirlo… Da Playmouth hanno preso un traghetto fino a Roscoff, dove avevano prenotato un’auto a noleggio. Una volta arrivati, non c’era nessuno della compagnia di autonoleggio e hanno cercato un’altra auto. Da lì hanno guidato fino a Le Sauzaie per la gara.

Blake Thornton tuttavia non doveva andare al Vendee Pro ma voleva tornare un Brasile per il WCT, così si è fatto scaricare a Rennes, dove ha preso un’altra auto a noleggio fino a Parigi dove avrebbe preso uno dei pochi voli confermati ed è riuscito ad arrivare in tempo in Brasile per il Santa Catarina Pro.

Intanto Hall e Maloney sono arrivati al campo gara del Protest Vendee Pro la sera prima dell’inizio. Russell aveva la heat al mattino e l’ha passata, mentre Hall aveva la heat il giorno successivo ed è riuscito anche a risposarsi e allenarsi un pò. Finita la gara (Hall è arrivato secondo), i due sono tornati a Roscoff dove hanno lasciato l’auto, incontrato Jarrad Sullivan, anche lui di ritorno del Vendee Pro e che doveva andare a Londra a riportare la sua macchina noleggiata. Hanno ripreso il traghetto per Plymouth tutti insieme sulla macchina di Sullivan. Due giorni dopo sono riusciti a prendere un volo per gli USA.

Infine, alcuni rider australiani, come Shaun Cansdell, Dayaan Neve, Jarrad Sullivan (prima di partire per il Vendee Pro) ed Anthony Walsh, o hawaiani come John John Florence, sono rimasti a Thurso prolungando il soggiorno fino alla ripresa dei voli e nel frattempo hanno ingannato l’attesa facendo snowboard o surfando un picco secret non lontano dal campo gara. Cansdell e Neve hanno poi raggiunto Londra in macchina dove hanno aspettato ancora 2 giorni per il loro volo di 24 ore verso casa. 

Insomma, uscire dalla Scozia è stata una vera e propria missione, ma tutto sommato niente di così lontano dall’ordinario a cui sono abituati i pro.

Nel video qui sotto ecco come ingannavano l’attesa nel secret di Thurso…  

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