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Squalo bianco avvistato in sardegna

Uno squalo bianco di cinque metri è stato avvistato da un pescatore a 400 metri dalla costa di Capo Altano, lungo le coste del Sulcis nella Sardegna meridionale.

Sull’attendibilità della segnalazione del pescatore, Giovanni Roberto Biggio, sta ora indagando la Capitaneria di porto, informata del fatto dallo stesso Biggio.

La presenza degli squali bianchi nel Mediterraneo e lungo le coste della Sardegna non è una novità, sebbene gli avvistamenti sono rari.
Dal dal 1879 al 2001 infatti sono state solo 15 le segnalazioni secondo quanto riportato dalla Nuova Sardegna in un articolo del 2006, che cita tabelle dello Sled e la cattura di due esemplari oltre i 6 metri, uno a Capo Testa (1975) e uno a Stintino (1999) nelle acque del nord Sardegna. Non si sono mai registrati attacchi all’uomo.
La zona dell’ultimo avvistamento qui riportato è nota per il passaggio dei tonni, una tra le prede preferite dello squalo bianco.

Fonte: sardegna.blogosfere.it

Riportiamo qui di seguito il testo integrale dell’articolo apparso sull’Unione Sarda del 26 novembre 2009

Un pescecane sotto il gommone
Di Andrea Piras

PORTOSCUSO. Il pescatore: «Ammetto, ho avuto molta paura e mi sono allontanato da Capo Altano»

Uno squalo bianco di cinque metri è stato avvistato da un pescatore dilettante a 400 metri dalla costa di Capo Altano. Un incontro affascinante e raro ma soprattutto carico di emozioni e molta paura.

Era uscito in mare per catturare qualche bel dentice con la tecnica della traina, ha incontrato uno squalo. Mica un “piccolo” pesce di un metro, un metro e mezzo. «Macché, sotto il mio gommone, intorno al mio gommone, nuotava il pescecane». Squalo Bianco, indiscutibilmente. Ne è certo Giovanni Roberto Biggio di Portoscuso, pescatore dilettante e per diversi anni, sette per l’esattezza, operatore di tonnara. Racconta: «Erano da poco passate le tredici e un quarto, avevo innescato un calamaro e stavo procedendo lentamente a un miglio dall’isolotto dei Meli. È spuntato improvvisamente scivolando sotto la barca, era enorme. Tenendo conto che il mio è un gommone di cinque metri, ebbene, quel bestione aveva la stessa misura».
Per il pescatore sportivo non sono stati momenti gioiosi. Attimi interminabili «dove la paura ha fatto breccia nei miei pensieri», ammette. «Non era uno squalo Volpe, questa specie la conosco per averla più volte avvistata. E la sua imponenza mi suggerisce che non poteva trattarsi neppure di uno degli atri tipi di squali, sicuramente più piccoli. Eppoi quei denti. Certo che li ho visti bene, perfettamente. Si è piegato sul fianco, mi ha fissato col suo grande occhio scuro, ha spalancato la bocca. Ho tremato. E ho accelerato, dando gas al motore per allontanarmi».
La lancetta dell’orologio ha iniziato a girare, mentre il cuore in petto continuava a battere forte per l’emozione.
Giovanni Roberto Biggio ha iniziato a spostarsi verso terra, come volesse allontanare sempre di più quell’incontro ravvicinato con il grande “Bianco” e scacciare il terrore. «Nessuna vergogna, non ero sereno», spiega. «Anche perché la vicenda era tutt’altro che conclusa. Mi ha seguito, avvicinandosi anche lui alla costa». Un miglio, poi quattrocento metri da Capo Altano, a due passi da dove con la primavera inoltrata la tonnara di Portoscuso cala le sue reti e la “camera della morte” per riuscire a intercettare la corsa dei branchi di tonni e naturalmente catturarne molti esemplari.
«Prima ho visto la pinna solcare la superficie del mare e venire verso di me, poi me lo sono ritrovato sotto la barca, ancora una volta si piegava sul fianco, sembrava prendesse le misure del gommone per aggredirlo. ». Scherza, Biggio, ripensando a quel pomeriggio. «Adesso posso permettermelo, d’altra parte ora sono al sicuro». Ma al di là della paura, il pescatore dilettante di Portoscuso non nasconde la gioia per essere stato protagonista di un esaltante e rarissimo incontro in mare aperto. Un’esperienza che solo poche persone possono vantarsi di aver vissuto.
Di quel momento non esistono sfortunatamente testimonianza fotografiche. Solo il racconto di Biggio. «Quando sono sceso a terra mi sono recato negli uffici della Capitaneria per raccontare ciò che avevo visto, credo che le indicazioni siano state poi inviate agli esperti». Saranno loro a interpretare le indicazioni rilasciate da Giovanni Roberto Biggio e valutare se davvero quel pesce mastodontico, lungo circa cinque metri e con una bocca armata di grossi denti, sia veramente un “Bianco”, il pescecane per antonomasia. Oppure un’altra delle tante specie di squali che abitano le acque del Mediterraneo. Finendo ogni tanto nelle reti dei pescatori, magari anche dentro i muri di nylon della tonnara.

Fonte Unionesarda.it

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