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Nascere lontani con il tricolore nel cuore

Dall’Oceano al Mediterraneo: il sogno di un giovane italo-venezuelano che non ha mai visto il Bel Paese. “Non bisogna frequentare le scuole o i club italiani per sentirsi orgogliosi della nostra terra”

CARACAS – Si può venire al mondo a più di 10.000 km di distanza e sentirsi italiani al punto di voler rappresentare il tricolore a livello mondiale? Ebbene, la risposta è sì.
Victor Coppolone oggi ha 25 anni. Non ha mai messo piede in Italia eppure parla perfettamente la nostra lingua. Papà Pasquale emigrò nel 1962 insieme ai suoi genitori. Aveva solo nove anni.“
“Il ricordo del porto, del verde e la paura che sentivo restano indelebili dentro di me” specifica Pasquale, che in Italia non è mai più tornato. “Chissà un giorno mi piacerebbe andare”.
Lui non è tra quei connazionali che hanno fatto fortuna, quel biglietto aereo che lo divide dalla sua terra è molto, troppo oneroso. In cambio Victor sogna l’Italia e non come un semplice emigrante che vuol tornare in patria.
La casa dei Coppolone sembra uscita fuori da un film. In perfetto stile hawaiano, rivestita con pietre e una palma di cocco nell’entrata, è uno dei punti di riferimento di tutti i surfisti locali.
Sì, perché Victor è uno dei giovani talenti del surf venezolano. Appena ieri era un bambino prodigio, a soli 8 anni portava a casa il primo titolo. Poi la tragedia del ’99 lo costringe a lasciare la carriera per aiutare la sua famiglia a riprendersi economicamente. Papà Pasquale, da buon italiano, vuole che Victor studi “per garantirsi un futuro”.
“Non si può stare solo dietro alle onde” ci racconta il barese, che però è stato il primo ad iscriverlo ad una gara quando era ancora un cucciolo.
“Victor Coppolone è di Camuri Grande. Con il mare di fronte alla sua casa, la sua anima appartiene alle onde. Nella sua stanza il sale corrode innumerevoli medaglie di tornei nazionali, campione panamericano nella categoria junior nel 2001. Victor ha rappresentato il Venezuela nel Mondiale di Sudafrica 2002 classificandosi tra i primi 49” scriveva nel 2007 la collega Maria Virginia Otaiza.
Victor si ferma dunque per tre anni per prendere il Tsu in meccanica.
Sà di non poter vivere della sua passione ed aiuta il padre nella piccola officina di meccanica “rimediata” nel patio della casa. Si occupa anche dei “toldos”, che gestiva la madre scomparsa di recente, in “playa pantaleta”.
“Aspettando che arrivino buone onde si può perdere molto tempo e di conseguenza anche soldi” ci dice Victor. “Il surf è il mio mondo e non perdo la speranza di poter vivere solo di quello, ma nel frattempo devo pensare alla mia famiglia”.
La Guaira è una fabbrica di talenti e tra di essi ci sono italo-venezolani di rilievo come i bodyboarders Alberto Colucci e Angelo Freda, tra i top 50 del mondo.
Ma Victor ha un sogno: rappresentare l’Italia.
“Mio padre ed i miei nonni, baresi al 100 per cento, mi hanno cresciuto nell’amore e nel rispetto del nostro Paese d’origine. Mi sento italianissimo – dice “impettendosi” Victor che tiene in bella mostra una maglietta della nostra nazionale di calcio -. Ho messo in regola i miei documenti al consolato e mi sto allenando duramente per poter rappresentare l’Italia nel prossimo campionato europeo. Io –prosegue – sono come tutti i miei coetanei italiani. Solo sono nato qui. Ma l’Italia ce l’ho nel sangue. Non rinnego il Venezuela, sia chiaro, ma mi piacerebbe davvero tanto poter tornare nella terra dei miei nonni ed omaggiarla con le mie vittorie” racconta mentre il suo sguardo si perde in direzione dell’oceano.
Per molti Victor potrebbe essere solo un venezolano con lontane origini italiane. Ma basta guardare l’emozione che brilla nei suoi occhi al solo nominare il Bel Paese per capire che non è cosi. È nato a più di diecimila chilometri di distanza dalla sua Bari, ma il suo cuore è assolutamente tricolore.
Non ha mai frequentato scuole italiane, né visto un club italo-venezolano. Se gli pronunci parole quali “Comites” e “Cgie” Victor e Pasquale restano interdetti. Non ne hanno mai sentito parlare loro, che passano le giornate lavorando duro per poter sopravvivere. Lì, nel cuore di Vargas, non arriva nessuna comunicazione e “visitare il consolato per informarsi” porta via davvero troppo, prezioso, tempo. E ,visto “che la montagna non va da Maometto, Maometto va alla montagna”.
“Adesso che ho messo in regola i miei documenti sto preparando un paio di proposte che presenterò alla federazione surf italiana, per rappresentarla al più presto possibile. I risultati che ho ottenuto fino ad oggi dovrebbero essere abbastanza convincenti” commenta l’ex campione panamericano. Viaggiare in giro per l’Europa ed iscriversi a tutte le tappe non è una spesa economica da niente. E’ per questo motivo che molti talenti non riescono ad emergere. Victor attualmente è sponsorizzato da Reef e Arnette. Ma non basta. Eppure Victor continua a sognare.

Articolo di
MARIA CHIARA NICOTRA
del 16-02-2009
LA VOCE D´ITALIA
www.voce.com.ve

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