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Tsunami: la ricostruzione minaccia la barriera corallina

Secondo uno studio presentato a Gland (Svizzera) da due organizzazioni internazionali per la difesa dell’ambiente non sarebbero i danni causati dallo tsunami, ma soprattutto le attivita’ umane e la ricostruzione ad ogni costo a costituire la maggiore minaccia per le barriere coralline dell’Oceano indiano. Per alcune barriere coralline i danni causati dallo tsunami saranno quasi certamente irreversibli, per un altro ridotto numero bisognera’ probabilmente aspettare vent’anni o forse piu’ per una ripresa.
Tuttavia la maggioranza delle barriere di corallo colpite dal gigantesco maremoto del dicembre 2004 dovrebbe ristabilirsi nell’arco di 5-10 anni, dopo le attivita’ di pulizia che le hanno liberate dai detriti e dalla sabbia. A condizione tuttavia che sia ridotto l’impatto negativo di alcune attivita’ umane, quali la pesca intensiva, il disboscamento ed il prelievo di materiale per la ricostruzione, affermano l’Unione mondiale per la conservazione della natura (Uicn) ed il ‘Global Coral Reef monitoring network’.
Il rapporto punta il riflettore sugli sforzi di ricostruzione, spesso non in armonia con lo sviluppo sostenibile.
In alcuni Paesi – afferma il rapporto – legno proveniente da foreste protette e’ stato usato per ricostruire le abitazioni, sabbia e roccia sono state prelevate dalle barriere di corallo, nonostante i divieti. Numerosi donatori hanno inoltre fornito ai pescatori locali rimasti senza imbarcazioni, barche di sostituzione, dotate di motori e apparecchiature piu’ potenti, con il rischio di favorire una pesca eccessiva per l’equilibrio della regione.
Il rapporto raccomanda una accurata valutazione di quanto e’ stato fatto, per evidenziare i miglioramenti e gli interventi ancora necessari.

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