Locals Only

Giugno 2004

Sto sognando il mare, sto immaginando di essere seduto sulla mia tavola da surf, con le gambe in acqua, attendendo l’onda.
Eccola, si alza imponente e il mio stomaco si comprime, il cuore inizia ad andare veloce, così scatto in piedi; la sto cavalcando, sinuosa nei suoi movimenti, la mia tavola gira e manovra sull’acqua, sono diventato tutt’ uno, l’onda, la mia tavola ed io, siamo un unico corpo…libero.
Non c’è per me altra esperienza che mi dia pari entusiasmo, non c’è altro contatto che mi faccia rabbrividire dalla gioia. Entrare in acqua fra le onde, per me significa uscire dal mondo, Il suono dell’’onda che gira su di me avvolgendomi, copre nettamente i rumori dell’ormai distante e caotica città.
Sono solo in acqua, ma mi sento molto sicuro, non ho paura. Mai il mio amico mare, benché burrascoso, mi tradirà, perché sa che io lo amo, che è la mia vita e lo rispetto come rispetto me stesso. Qui, vento pioggia, mareggiate estive o invernali, sono al sicuro.
Potendo fare ormai surf raramente durante l’anno, capita molte volte di chiudere gli occhi e sognare: mi faccio portare via da un’onda veloce, una di quelle che spazza via i brutti pensieri, i pensieri presenti, che mi annebbiano la vista, che non mi fanno vedere la costa, la riva.
In questa vita, dove avere tutto significa avere materiale, l’unica cosa che davvero mi manca è il mare, la sua purezza, il suo colore, il suo profumo. M’incanto con uno sguardo a lui rivolto, al lui mio grande e imponente amico, forse il mio unico vero Dio.
Sono sicuro che anche Dio preferisce il mare alla terra, non si spiegherebbe altrimenti il perché abbia preferito il primo in maggiore densità del secondo.
Incantarsi davanti al moto ondoso, o alla dolce tranquillità di un tramonto da un pontile, il Mare
Ti dà questo e molto di più.
Mi manchi, vorrei raggiungerti e chiacchierare un po’ tra un’onda ed un’altra, raccontarti come và la mia vita in città, raccontarti per esempio che è diventato molto più intenso chiudere gli occhi e sognare la tavola da surf, anziché chiudere gli occhi ed immaginare un’ abbraccio della donna che mi è accanto.
E’ più facile sognare di remare forte contro corrente per uscire in mare, anziché comunicare con lei per dirLe quanto l’amo; è più facile immaginare di cavalcare muri d’acqua enormi, anziché affrontare discorsi sulle nostre persone e personalità, ma mi viene difficile immaginare che un’onda presa male mi faccia perdere l’equilibrio e mi spinga forte sul fondale roccioso e tagliente, mentre è diventato così facile tagliarsi e ferirsi con i suoi silenzi, le sue assenze, i suoi sguardi altrove…
Se dovessi dunque, amico Mio, mio Dio, incontrare gli occhi suoi, come capitava un’estate fa mentre ti guardava assorta nei suoi pensieri, f alla immergere nel blu profondo, falla bagnare di un’acqua calda, falle sfiorare il morbido fondo sabbioso, falla riemergere per niente affaticata ma sorridente, falla scaldare sotto i raggi del sole…
… mentre io, sullo scoglio, da lontano abbraccerò la mia tavola ricordandomi di questa splendida mareggiata.

Massimo

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