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The Resumption Project

Antonio Rinaldi ha creato il primo surf-camp per bambini autistici, un’esperienza unica al mondo per la metodologia specifica con la quale è stata condotta.

 
Lezione di surf per i genitori in spiaggia e trasmissione della modalità con la quale avremo insegnato ai piccoli

Antonio Rinaldi è da lungo tempo un surfista del team Billabong. Da sempre in prima linea nelle iniziative di avviamento al surf organizzate dal brand, spesso a fianco di miti come Mark “Occy” Occhilupo, Dave “Rasta” Rastovich, Benjamin Sanchis ed il compianto Andy Irons ha integrato da anni la sua professione di psicologo con la pratica del surf svolgendo nelle piscine della sua città interventi psico-educativi con persone affette da varie forme di disagio. Quando ci ha proposto questo progetto che esprime nella forma più elevata i temi della sua ricerca professionale che lega la psicologia al surf, siamo stati entusiasti – come Billabong – di supportarlo. Antonio rappresenta per noi un modello di team rider agli antipodi dagli stereotipi tutto individualismo e divertimento fine a se stesso, per questo vorremmo che ricevesse tutto il merito e la completa paternità dell’iniziativa che ha ideato e gestito totalmente in proprio animato solo dall’amore per la scienza e dalla sensibilità verso gli altri.

 

Lezione di surf per i genitori in spiaggia e trasmissione della modalità con la quale avremo insegnato ai piccoli

 

 

The Resumption Project è il primo surf-camp al mondo in cui sono protagonisti bambini “speciali”, per lo più affetti dalla sindrome dello spettro autistico, un disturbo pervasivo  dello sviluppo che vede come aspetti peculiari marcate difficoltà in ambito relazionale, comunicativo e tratti comportamentali caratterizzati da stereotipie e manierismi motori, oltre a interessi ristretti e focalizzanti. Antonio Rinaldi, coadiuvato da Elisa Servello laureanda in Scienze dell’Infanzia, è l’ideatore e conduttore in ogni fase del percorso che vede coinvolti anche i genitori dei bambini, sia in acqua che fuori. Ciò che rende unico al mondo il progetto è che – a differenza che nelle rare esperienze fatte sinora, i bambini autistici non sono solo stati sdraiati sulle tavole o tirati su da qualcuno, ma è stato loro insegnato a compiere un take-off in piena autonomia con una modalità che si basa sulla loro predisposizione alla logica ed al visivo. L’attività è iniziata, infatti, con un incontro preliminare con i genitori per renderli consapevoli del loro ruolo durante il camp e per dare modo ai bambini partecipanti di conoscere preventivamente gli spazi, cosa fondamentale nell’autismo. Poi tutti insieme in acqua, a spingere i ragazzi sulle onde.


Simulazione del paddling e take off  in spiaggia con i bambini; l’ imitazione del gesto presuppone una competenza nella relazione, nella propriocezione (percezione del nostro corpo) e abilità grosso-motorie (movimenti e controlli posturali) , nella regolazione emotiva-comportamentale atta a permettere di seguire una serie di istruzioni verbali e input visivi

“E’ stato magnifico vedere la trasformazione di quei visi accigliati in entusiasti sorrisi catartici” racconta Antonio Rinaldi, “ho fatto seguire un momento meditativo di gruppo in acqua guidando il gruppo a ‘sentire’ attraverso tutti i 5 sensi, uno alla volta, ad ascoltare il respiro per uscire dalle preoccupazioni quotidiane. È stato terapeutico per tutti, me per primo”

Aspetti terapeutici che sembrano esser stati da subito palesemente riconosciuti dai genitori, gioiosi e fieri dei loro piccoli grandi surfisti. Uno dei tipici deficit dei bambini in questione è una grande difficoltà di processare l’informazione in entrata strutturandola in una procedura che presuppone più step consecutivi. Vuoi per una scarsa tolleranza all’attesa nella ricezione del messaggio verbale, per una difficoltà nell’autoregolazione e nella gestione delle emozioni che scaturiscono nel momento in cui si mettono alla prova o per una poca abilità nel riuscire a concatenare più azioni, questi bambini nel quotidiano sono considerati “inadatti” ad imparare e quindi a partecipare ad attività se non modificate espressamente per loro. Nelle immagini dell’esperienza appare esplicita una fortissima correlazione tra il livello di motivazione (entusiasmo nel fare surf) ed aspetti importantissimi, per i soggetti protagonisti, come la relazione, la comunicazione e il comportamento, per non parlare delle magnifiche performance in acqua quasi in totale autonomia nella gestione della tavola e nel rispettare una preciso processo dal cognitivo al motorio, della procedura del take off.

Simulazione del paddling e take off  in spiaggia con i bambini; l’ imitazione del gesto presuppone una competenza nella relazione, nella propriocezione (percezione del nostro corpo) e abilità grosso-motorie (movimenti e controlli posturali) , nella regolazione emotiva-comportamentale atta a permettere di seguire una serie di istruzioni verbali e input visivi

 

“La psicologia ed il surf, le due grandi passioni della mia vita,  hanno moltissimi punti di contatto tanto da poter divenire l’uno strumento dell’altro” dice ancora Antonio Rinaldi –  “trasmettendo il mio amore per il surf nell’insegnamento negli eventi estivi di Billabong, ho potuto constatare quanto con l’approccio al mare l’individuo metta in discussione il proprio ‘io’, non solo per quanto riguarda la fisicità, ma soprattutto la propria intimità, le emozioni, gli stati d’animo che nel quotidiano ognuno di noi tende a celare per schermarsi da ciò che potrebbe scalfire la propria fragile corazza sociale. In acqua non si è più l’ingegnere, lo psicologo, lo studente, il padre o il ragazzino ma solo surfisti, immersi in un unico grande fluido abbraccio, ricco di energia e libero da schemi prefissati. Quale altro ambiente se non il mare, può esser più idoneo per un’integrazione; in mare non esistono differenze tra individui se non per il personale modo di sentire la Natura e surfare un’onda”


Relazione: momenti di dolce condivisione tra genitori e figli

The Resumption project- Billabong Surf-camp, dedicato ai bambini “certificati” per la maggior parte affetti dalla sindrome dello spettro autistico, è in corso di svolgimento presso lo stabilimento balneare “Lido del Carabiniere”  di Tirrenia (Pi) che ha messo a disposizione le sue strutture a titolo gratuito. A conclusione del percorso, il 10 agosto, una giornata di surf per tutti, dove qualsiasi bambino amico, parente o semplice curioso potrà provare gratuitamente il surf, accanto ai piccoli surfisti del camp che divenuti “esperti” nel frattempo, potranno dimostrare la loro abilità tra le onde.


momenti di condivisione prima di entrare in acqua; in situazioni di grande emozione per questi “bambini speciali” necessitano attimi di scarico…qui poco prima di entrare in acqua, condivisione, relazione e comunicazione non verbale


 

“Riguardo al mare e al surf” continua Rinaldi  “ho ricercato una situazione di libertà strutturata, dove la spiaggia e l’attività del surf saranno caratterizzate da nessun apparente ostacolo alla creatività e alla voglia di esplorare, ma contenute in una griglia di procedure per l’acquisizione di competenze sociali e tecniche che rendono l’approccio a questo sport ricco di implicazioni psico-educative. Indossare la muta, allacciare il proprio “leash” alla caviglia, incerare la propria tavola, tutte competenze atte a favorire lo sviluppo ed il consolidamento di un’autonomia del bambino, saranno di contorno e preparazione all’attività stessa”


paddling verso la line up; autonomia,  regolazione e processazione di informazioni.

Billabong si complimenta con il proprio team rider Antonio Rinaldi per il valore dell’iniziativa da lui creata e si associa alla sua ricerca sulle relazioni tra psicologia e surf al servizio della sensibilità sociale verso gli affetti da forme di disagio.

Photo credits: tutte le foto sono di Elisa Cerboneschi.

Take-off!

the dream comes true…paddling, take off dal picco  fino in spiaggia!!

 

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